La pedagogista risponde: la dottoressa Giulia Belloni risponde alle domande delle nostre lettrici.

Cuori di mamma chiede:

La mia Ludo, 3 anni e mezzo, é molto sensibile. Appena ascolta certe canzoni piange. Un esempio: a modo tuo di ELISA. L’ho sempre sentita da quando era nella pancia. Verso l’anno di età ogni volta che la sentiva piangeva. Ora più grande mi dice proprio mamma mi fa piangere questa canzone. Premetto che io cerco molto di comunicare le emozioni e cerco molto di fare capire a lei quello che prova e le motivazioni. La faccio parlare molto ma mi farebbe piacere sapere da un esperto il perché di questa commozione e come mi dovrei comportare. Grazie.

Gentile cuoridimamma, grazie per la bella ed interessantissima domanda che permette di parlare, in fondo, dell’inizio della vita. Eh sì, perchè la vita e quindi la storia di ognuno di noi inizia fin dal concepimento e lascia traccia dentro di noi. Solo negli ultimi anni si sta dando la giusta importanza alle tracce che questo periodo di vita lascia dentro ogni persona.

Nel 2011 ci si è accorti che la musica riprodotta ripetutamente durante la gravidanza, dopo la nascita ha l’effetto di calmare il bebè assai più che la nuova e uno studio svedese ha recentemente dimostrato che i neonati riconoscono i suoni della lingua parlata dai genitori.

In quest’ottica va pensata anche l’esperienza della Sua Ludo. Non è un caso che ad emozionarla particolarmente sia il brano di Elisa: fa parte della sua storia, recondita e remota, ma sua. Non possiamo nemmeno dimenticare l’importanza delle SUE emozioni che attraverso il liquido amniotico ha trasmesso alla sua bimba.

Non ultima va considerato uno dei capisaldi, a mio parere della formazione umana: l’educazione emotiva. Probabilmente Ludovica ha una certa sensibilità per sua natura, ma altrettanto vero è l’importanza che hanno i genitori nel sviluppare ed affinare la capacità dei bambini ad ascoltare i propri sentimenti e le proprie emozioni e a saper leggere, fino ad arrivare a mettersi in sintonia, con quelle degli altri.

La invito a proseguire nell’accoglienza della bambina e delle sue manifestazioni considerando tale sensibilità una grande ricchezza da continuare a coltivare.

Un caro saluto a lei e alla sua bambina, dottoressa Belloni.

Anonimo chiede:

Smartphone si o no?

Quando si parla di smartphone, tablet e tecnologia in generale ritengo importante riflettere in modo multidisciplinare. Ad esempio per i pediatri italiani i cellulari sono pericolosi”

Sebbene infatti non abbiamo prova di tutte le conseguenze collegate all’uso dei cellulari , siamo certi che da un uso eccessivo potrebbero aver origine perdita di concentrazione o memoria, oltre ad una minore capacità di apprendimento, a disturbi del sonno e un aumento dell’aggressività.

Come condiviso da molti professionisti l’uso dovrebbe essere assolutamente VIETATO FINO A 3 ANNI.

In questo periodo il bambino sta sviluppando le componenti neuronali e cognitive del cervello, oltre a svilupparsi dal punto di vista relazionale.

Il bambino impara a camminare, parlare, controllarsi a livello sfinterico.

Le tecnologie li allontanano dal sentire e dal sentirsi, da quella sensorialità infantile che è il primo mezzo di conoscenza del mondo. Uso di strumenti tecnologici può compromettere l’apprendimento di queste autonomie e far correre ai bambini pericoli che è meglio evitare.

Più avanti sicuramente l’utilizzo deve essere mediato dall’adulto in termini di tempo e contenuti perché il rischio abuso/dipendenza è molto concreto.

Dottoressa Belloni Giulia

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