Risponde alle nostre domande la Dott.ssa Emanuela Groccia, libera professionista nel trattamento logopedico di patologie dell’etá evolutiva e dell’età adulta e geriatrica. Laureata all’Università di Roma TOR VERGATA con sede I.R.C.S FONDAZIONE SANTA LUCIA. Successivamente ha frequentato un master in neuropsicologia dell’età evolutiva alla Lumsa.
Per chi desiderasse maggiori informazioni potete contattarla al numero: 320/7537592
I Disturbi Evolutivi Specifici dell’Apprendimento (DSA) costituiscono un’area di interesse clinico nella quale si è realizzato negli ultimi trent’anni un importante avanzamento delle conoscenze grazie ai numerosi contributi derivati dalla ricerca scientifica e dall’affinamento delle tecniche di indagine diagnostica. Questo consente oggi di potere condividere la definizione e la classificazione dei DSA anche tra professionisti e/o specialisti di diversa formazione (es. psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, pedagogisti), di effettuare una diagnosi in modo accurato, di realizzare trattamenti mirati, nonché di poter disporre di psicologi ed altri operatori che operano nel campo con competenze specifiche. Un passo fondamentale in questa direzione è stato compiuto con la pubblicazione a fine gennaio 2007 delle nuove Raccomandazioni per la pratica clinica elaborate nell’ambito della Consensus Conference e che derivano dal confronto di ben 10 associazioni e società scientifiche di studiosi e professionisti esperti di questi problemi. Tale documento, a partire da una definizione comune dei Disturbi Evolutivi Specifici dell’Apprendimento (identificati ormai in modo uniforme con l’acronimo DSA) che è riferita ai soli disturbi delle abilità scolastiche, ne ha definito anche criteri diagnostici, eziologia, procedure di indagine, segni precoci con evoluzione e prognosi, epidemiologia, comorbilità e trattamento. I DSA coinvolgono le abilità di base di lettura, scrittura e calcolo e si distinguono in Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia.
La diagnosi di DSA
Che cos’è?
La Diagnosi è, in generale, un procedimento tecnico che si utilizza per capire i motivi di una problematica. Per comprendere dunque se si tratta di un DSA o meno, il passo necessario è quello di effettuare una valutazione diagnostica. Dove si effettua ?
Si può completare un iter diagnostico presso:
a) Reparti di Neuropsichiatria Infantile del servizio sanitario nazionale dislocati nel territorio della propria città.
b) Specialisti qualificati nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Chi è lo specialista che esegue la Diagnosi ?
L’istituto Superiore di Sanità indica che le figure specialistiche deputate per la diagnosi di DSA sono lo Psicologo, il Neuropsichiatra infantile o il Logopedista. Nel caso di un soggetto adulto la figura del Neuropsichiatra Infantile viene sostituita con quella di uno specialista medico formato in modo specifico sull’argomento (ISS, 2011).
Ma perché parlarne? Perché i Disturbi Specifici di Linguaggio (DSL) e quelli dell’Apprendimento (DSA) sono problematiche molto frequenti: si parla rispettivamente di un 7,5% circa per i primi e di un 3,1% circa per i secondi.
E perché parlarne nello stesso articolo? Perché molti studi ormai rilevano significative percentuali di correlazione tra i due disturbi, tanto da poter arrivare ad affermare che i disturbi evolutivi del linguaggio costituiscono i predittori più affidabili dei DSA: circa la metà dei bambini con DSL presentano infatti un DSA nel corso della loro carriera scolastica. La probabilità aumenta se persistono difficoltà fonologiche ai 4 anni d’età e ancor più se il disturbo è ancora in atto in età scolastica.
A cosa è dovuto questo continuum?
Tra le ipotesi eziologiche più accreditate vi è quella che riconduce entrambi questi disordini a deficit di specifici domini della memoria, fonologica e procedurale. Si può quindi dedurre l’importanza di un’identificazione e di una presa in carico precoce delle alterazioni dello sviluppo linguistico, anche allo scopo di prevenire altri disturbi correlati, quali ad esempio ricadute in ambito relazionale o comportamentale. Ma se non è sufficiente, è stato dimostrato come una riabilitazione tempestiva di tali atipie possa ridurre costi e tempi di risoluzione.
Infatti i bambini trattati precocemente raggiungono risultati in modo più rapido e si mostrano predisposti al miglioramento per tempi più lunghi, mentre quando la presa in carico è più tardiva i cambiamenti si ottengono solo per un periodo più limitato di tempo, risultando meno sensibili al trattamento successivamente.
Dott.ssa Emanuela Groccia